Mediazione Familiare
La Mediazione Familiare è una pratica che fa parte dei metodi cosiddetti ADR, Alternative Dispute Resolution (metodi Alternativi di Risoluzione delle Dispute). Consiste in una serie di interventi (un percorso) che coinvolge i diversi soggetti che si trovano nella necessità di ridefinire e riorganizzare il rapporto che intercorre tra di loro, a seguito di una qualche forma di crisi che ne ha modificato gli equilibri preesistenti.
E’ nata negli Stati Uniti negli anni ’70 per essere utilizzata nella risoluzione dei conflitti conseguenti le pratiche di divorzio e separazione delle coppie e si è subito affermata come un sistema pratico, economico ed efficace per appianare dispute e per ripristinare il dialogo tra le persone coinvolte; di qui si è diffuso all’Inghilterra e soprattutto alla Francia, dove ha conosciuto un grande impulso e la formalizzazione dell’insieme delle discipline così come oggi le conosciamo dall’inizio degli anni ’90. Nel nostro Paese ha fatto il suo ingresso alla fine degli anni ’80 con la sua introduzione a cura di importanti organismi e strutture che a tutt’oggi diffondono la cultura che ne sta alla base.
La Mediazione Familiare ha come obiettivo dichiarato il ripristino delle relazioni e delle comunicazioni dei vari membri componenti un nucleo familiare, minimo o allargato, consentendo che tra di essi si ingeneri un rapporto sano; non recuperando quello perduto, ma basandosi sulle effettive necessità dei soggetti per stabilire un nuovo schema che sia funzionale ed utile per il futuro, nel rispetto delle volontà e dei bisogni di tutte le parti coinvolte.
Non è una terapia familiare né un intervento di counseling, in quanto non mira a sanare alcuno stato preesistente; gli interventi di cui si compone, viceversa, benché partano da una necessaria e attenta analisi dei rispettivi bisogni, hanno come unico scopo la proposta di soluzioni pratiche ed efficaci riguardanti il futuro che deve emergere in seguito al cambiamento che è già avvenuto e del quale occorre prendere atto, comprendendolo e accettandolo in tutte le sue parti.
In Italia, così come negli altri Paesi, è particolarmente utilizzata – in maniera anzi quasi esclusiva – a ridosso delle pratiche di divorzio e separazione, prima che insorga la necessità di un conflitto in sede giudiziale e per tentare di risolvere le dispute tra i coniugi in maniera che tale conflitto non abbia luogo. L’obiettivo è quello di creare, nonostante la decisione della separazione non sia affatto messa in discussione, un ambiente relazionale tale per cui in seguito alla rottura dei vincoli matrimoniali si possano pianificare con giudizio e serenità le progettualità cui dar seguito: ciò è particolarmente importante nel caso della gestione dei figli, ma si estende anche alle decisioni patrimoniali, alle divisioni dei compiti vari e alla gestione tutta, in sostanza, di una vita autonoma nella quale la fine della coppia non incida in maniera grave e scarsamente sostenibile ma bensì come un passaggio affrontato con intelligenza e nel rispetto reciproco.
I costi della Mediazione Familiare, trattandosi di un percorso di taglio eminentemente pratico e perciò spesso di media – breve durata sono piuttosto modesti; tra i vantaggi che ne derivano è necessario citare la grande tenuta degli accordi sottoscritti in sede di divorzio che, ampiamente discussi e negoziati in comune, rispecchiano l’effettiva volontà delle parti ed i bisogni ad essa sottesi. Accordi che al contrario, in assenza di questo strumento, tendono ad essere messi in discussione e disattesi nella maggioranza dei casi, con le conseguenze prevedibili: una lunga coda di problemi, discussioni, nuovi conflitti in sede giudiziale, costi esasperanti sia dal punto di vista economico che da quello psicologico.
Sebbene sia particolarmente utilizzata per le problematiche appena descritte, in realtà il suo campo di applicazione è ben più vasto e comprende ogni creazione di squilibri relazionali in seguito alle tante diverse tipologie di trasformazioni della famiglia: una crisi infatti può sopravvenire alla nascita di un figlio, alla morte di un coniuge o di un congiunto, alla fuoriuscita dal mondo del lavoro per sopraggiunta età pensionabile, in seguito ad adozioni, affrancamenti di figli dal nucleo familiare e molto altro. In tutti questi casi, i soggetti interessati possono essere supportati nel difficile lavoro di costruire una nuova dinamica valida e soddisfacente per il futuro, a partire dalla espressione franca dei propri bisogni reali e da una linea di condotta concordata in comune.
Esegue materialmente questo tipo di interventi un apposito professionista denominato Mediatore Familiare che ha ricevuto una preparazione molto specifica in materia; tale preparazione comprende elementi di diritto, di giurisprudenza, di psicologia e di tecniche di assistenza alla famiglia e alla persona, ma non si limita a questo. In effetti, il Mediatore Familiare – che per essere tale deve essere regolarmente certificato – è soprattutto un professionista esperto sui temi della comunicazione e della negoziazione e in possesso di una formazione umanistica complessa e ramificata nonché di esperienza nella soluzione dei problemi; queste sue abilità gli consentono di guidare – senza valutare, senza giudicare, senza prendere le parti specifiche di un soggetto particolare – chi si rivolge ad esso per un intervento nella costruzione di un percorso condiviso nel quale la responsabilità operativa dei soggetti sia sempre messa al centro del discorso, creando così una situazione di autonomia efficace per il futuro, in piena libertà e conformemente ai propri veri bisogni.